Alteritas (Verona), ente di ricerca accreditato (2014) che si dedica allo studio dell’interazione tra i popoli nello spazio e nel tempo, presenta un nuovo progetto internazionale sul tema della percezione della disabilità nei popoli.
«La disabilità è un concetto in evoluzione ed […] è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali e ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri» (Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, redatta nel 2006, in vigore dal 2008). Secondo le stime delle Nazioni Unite, le persone con disabilità sono circa il 10% della popolazione mondiale. Inoltre, incidenti stradali, infortuni sul lavoro, malnutrizione (in eccesso e in difetto), malattie congenite o acquisite contribuiscono ad aumentarne il numero nelle società. Si tratta di una percentuale importante, destinata a crescere se si pensa che in essa non sono compresi coloro che presentano limitazioni psicomotorie dovute al progressivo invecchiamento.
In effetti, la disabilità è un fenomeno complesso la cui individuazione e definizione dipendono non solo dalla menomazione fisica, intellettuale, mentale o sensoriale, ma anche dalle condizioni sociali e culturali nelle quali si colloca. Come hanno dimostrato recenti studi, le modalità con le quali una società percepisce le persone con disabilità e si comporta nei loro confronti derivano dai criteri con cui essa costruisce vincoli di inclusione o di esclusione e progressivamente li demolisce. Senza dimenticare che il concetto di disabilità, in quanto strettamente connesso alla cultura di un popolo, è legato indissolubilmente a come il medesimo rappresenta (e vede) se stesso. Ne risulta che la disabilità non è una categoria “astorica” sempre uguale a sé nel tempo e nello spazio, ma varia a seconda di come il contesto socioculturale individua una serie di diversità fisiche, sensoriali, comportamentali e relazionali ritenute problematiche e ne determina le soluzioni nei vari campi (assistenziale, medico, sociale, politico, pedagogico e così via). Nasce dunque l’esigenza di chiedersi chi sia la persona disabile e come le differenti civiltà abbiano elaborato o elaborino la disabilità.
In questo senso, Alteritas (Verona), che promuove lo studio delle forme di contatto tra culture diverse, progetta di indagare come venga percepita la disabilità nei popoli e nella loro storia. Attraverso una consueta e consolidata metodologia di analisi incentrata su un’indagine multidisciplinare e diacronica, si propone di esaminare la definizione, il linguaggio e le modalità, passate e presenti, di approccio alla persona disabile allo scopo di comprendere meglio le dinamiche culturali e sociali che sottendono al fenomeno, creando un efficace confronto tra le svariate idee di disabilità e le relative soluzioni. Attraverso la programmazione di seminari, convegni, ricerche ed eventi specifici, Alteritas (Verona) prospetta di creare un’ampia rete di interazione tra culture/popoli che aderiranno al progetto con l’intento di approfondire il più possibile lo studio della disabilità.
Alteritas Trentino (sede territoriale trentina di Alteritas – Interazione tra i popoli, fondata nel 2015) aderisce al progetto multidisciplinare internazionale “Alter-Habilitas” occupandosi del tema delle disabilità in ambito museale.
Con “Alter-Habilitas nei Musei. Per la creazione di un network dedicato all’accesibilità museale” Alteritas Trentino si occupa delle disabilità in ambito museale (al momento sono coinvolti i musei archeologici gestiti dalla Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento) cercando di contribuire a rendere tali spazi accessibili a tutte le fasce della popolazione, anche a quelle più deboli, diventando luogo di incontro e di inclusione sociale. Il progetto si propone di creare una rete di contatti e tavoli di lavoro composti da soggetti (pubblici e privati) che si occupano di disabilità, di valorizzazione e divulgazione del patrimonio culturale e di accessibilità museale al fine di realizzare congiuntamente percorsi didattici sperimentali. Tali attività, sono rivolte ai disabili, alle loro famiglie e ai caregivers al fine di renderli partecipi della vita culturale della collettività ma anche a studenti, con lo scopo di aiutare lo sviluppo di una maggiore sensibilità nei confronti dei disabili.
In Trentino la creazione della rete sarà finalizzata alla comprensione delle necessità dei disabili partendo da loro (dalle loro indicazioni e dai loro desideri), dalle famiglie e dalle persone che se ne prendono cura. Seguendo tali indicazioni saranno progettati percorsi sperimentali da svolgere in parte presso le strutture assistenziali e in parte presso i musei che aderiranno al progetto. Con tali percorsi appositamente studiati si cercherà di adattare le realtà museali e i contenuti che esse esprimono alle necessità e quando possibile alle aspettative dei partecipanti.
Questo approccio è stato sperimentato nel corso del 2015 dai Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali con il progetto T-Essere Memoria condotto in collaborazione con l’Azienda per i Servizi alla Persona di Povo e rivolto a un gruppo di malate di Alzheimer (ideatrice e responsabile del progetto T-Essere Memoria è la dott.ssa Luisa Moser).
La progettazione condivisa che ha messo a confronto specialisti di mondi talvolta lontanissimi ha portato a soluzioni innovative e particolarmente sensibili nei confronti dei malati, in questo caso, di Alzheimer.
L’approccio laboratoriale (i laboratori, volti a stimolare i pazienti partendo dalla manipolazione di reperti in copia, prevedevano la riproduzione di attività quali la lavorazione dell’argilla, la creazione del burro e la tessitura) con visita finale presso il Museo delle Palafitte di Fiavé ha avuto ottimi risultati non solo dal punto di vista dell’inclusione in ambito museale ma anche a livello terapeutico.
Questi incoraggianti risultati hanno spinto Alteritas Trentino a collaborare più attivamente con l’Ufficio beni archeologici per la sperimentazione del progetto T-Essere Memoria anche in altre strutture (in particolare nelle Valli Giudicarie) e a proporre questo approccio anche a persone portatrici di altre disabilità.
Si è inoltre deciso di coinvolgere studenti delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie in modo tale da favorire l’interazione tra alunni e disabili (psichici e fisici). Verranno strutturati, in accordo con le insegnanti che aderiranno al progetto, percorsi ad hoc. In questo modo anche chi non vive la quotidianità della disabilità potrà comprenderne le problematiche sviluppando una maggiore sensibilità.
Il progetto “Alter-Habilitas nei Musei. Per la creazione di un network dedicato all’accessibilità museale” si articolerà in cinque fasi:
1. creazione della rete in territorio trentino ed organizzazione di gruppi di lavoro dedicati specificamente a ogni singola disabilità;
2. progettazione di percorsi sperimentali da effettuare presso le strutture museali che aderiranno al progetto;
3. formazione degli operatori culturali da parte del personale delle strutture che si occupano di disabilità;
4. conduzione e documentazione dei progetti (con matrici progettuali, documentazione fotografica e/o video) con organizzazione di riunioni di confronto a medio termine;
5. organizzazione di una giornata/convegno (in collaborazione con Alteritas – Verona) a conclusione del progetto con presentazione dei risultati a tutti gli interessati (partecipanti, partner e interessati);
Con il presente progetto si vorrebbero sperimentare strategie didattiche innovative, mirate, efficaci e monitorate rivolte in particolar modo ai disabili (fisici e psichici) e replicabili (in un secondo tempo) in altre realtà del territorio provinciale, italiano ed europeo.
Obiettivi del progetto:
– dare la possibilità ai disabili e ai loro famigliari di vivere una nuova esperienza sociale ricca di stimoli;
creare sinergie e relazioni con/tra residenze sanitarie assistenziali, associazioni sociali, cooperative sociali, gruppi di famigliari, istituti scolastici, operatori culturali e realtà museali;
– contribuire a combattere i pregiudizi che spesso aleggiano attorno alle disabilità;
– educare le nuove generazioni all’interazione e alla conoscenza dell’altro, in questo caso del disabile;
– contribuire a rendere i musei luoghi accoglienti di inclusione che favoriscano momenti di incontro e di interazione tra culture e persone con differenti vissuti;
– sperimentare l’impatto delle attività manuali legate a contenuti archeologici, artistici, storico-artistici, scientifici anche dal punto di vista terapeutico;
– far conoscere il progetto (con scopi e risultati) a livello locale, provinciale, nazionale ed internazionale;
divulgare gli scopi del progetto e i dati ricavati attraverso diversi canali: pubblicazione su riviste specializzate di ambito medico, di archeologia/storia/storia dell’arte/scienza e di didattica museale; diffusione su stampa locale e nazionale, siti web specializzati, ecc.